PARKINSON E MOVIMENTO

PARKINSON E MOVIMENTO

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Parkinson e movimento - Articolo di Lucia Licheri - Associazione A.P.S. La Punta della Sfera - Roma

Il movimento è uno dei bisogni primari dell’essere umano.

Sperimentiamo il movimento già all’interno del grembo materno.

Muoversi sin dall’antichità era condizione di sopravvivenza per poter cacciare e difendersi.

Ma fondamentalmente il movimento è vitale e fisiologico, perché garantisce e promuove una corretta circolazione sanguigna e linfatica.

Migliora e rinforza la densità ossea, la struttura tendino muscolare e fasciale.

Effettua una sorta di automassaggio degli organi, e previene depressione ansia e stress, mantenendo le capacità cognitive.

Inoltre il movimento favorisce una crescita armoniosa nel bambino e stimola l’apprendimento.

Il movimento è vita ed espressione di ciò che siamo. 

Cosa accade quando l’essere umano è costretto all’immobilità?

Si attivano una serie di allarmi e patologie del corpo che quasi sembra urlare imprigionato.

Il Parkinson è una delle malattie degenerative che soffrono di questa condizione progressiva che porta a svariati disturbi del movimento e a condizioni ad esso correlate. Il nome di questa malattia deriva dal suo scopritore James Parkinson che nel 1817 la descrisse nel “Trattato della paralisi agitante”.

Ma andiamo per gradi. 

NELLA MEDICINA OCCIDENTALE

Nella medicina occidentale il Parkinson è considerata una malattia neurodegenerativa al pari di altre conosciute come l’Alzheimer, la Sclerosi Laterale Amniotrofica e la Sclerosi Multipla, tutte aventi una componente immunologica, in cui il sistema immunitario gioca un ruolo importante nella neuroinfiammazione.

La caratteristica unitaria delle malattie neurodegenerative è quella di essere accomunate da una iperproduzione proteica all’interno dei neuroni, nello specifico per il Parkinson è la sinucleina alfa, che produce i corpi di Lewi nella substantia nigra, localizzata in posizione intermedia tra il mesencefalo e il diencefalo.

Inoltre si riscontra una sostanziale riduzione dei neuroni dopaminergici e dei recettori associati nella zona dello striato del Cervello.

La ricerca è ancora attiva, poiché la causa è ancora oscura, per quanto si ipotizza che le cause possano essere riconducibili a un disequilibrio anche del sistema immunitario, come detto, causato da inquinamento aereo e alimentare.

La malattia del Parkinson è una delle sindromi definite parkinsoniane che comprendono malattie con manifestazioni sintomatologiche similari.

I sintomi conosciuti sono il tremore, sia quello visibile che interno, disturbi dell’andatura con riduzione del movimento, o la classica andatura protesa in avanti con accelerazione del passo.

Quindi lentezza nei movimenti e spesso ridotta espressività del viso, rigidità delle articolazioni e dei muscoli.

Nello stadio più avanzato si riscontrano disturbi dell’equilibrio.

La terapia occidentale è prevalentemente farmacologica, atta a risolvere le sintomatologie motorie.

Il farmaco principalmente usato è il Levodopa, ma oggi sta prendendo piede il concetto di neuroprotezione, di cui il farmaco più conosciuto è Deprenyl.

Altre terapie sono in via di studio come la terapia chirurgica stereotassica o la sperimentazione genica.

NELLA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE.

Il Parkinsonismo nella MTC è stato descritto e trattato in Cina già  2400 anni fa.

Lo ritroviamo nel classico della Medicina Cinese dell’Imperatore Giallo Huangdi, dove si parla di tremori e rigidità causati dal Vento e dall’Umidità, disturbi del movimento riconducibili a un deficit di Fegato.

La descrizione dei sintomi evidenziati nell’antico testo, sono riconducibili alla malattia del Parkinson: tremori, limitazioni del movimento, rigidità, alterazioni posturali e via dicendo.

Il morbo di Parkinson essendo una malattia neurologica, è legata al Cervello, per cui è doveroso un breve excursus sul suo funzionamento nella Medicina Cinese.

Il Cervello Nao, è strettamente legato al Midollo, il quale si forma grazie alla salita delle energie, mentre dal Cervello come fosse un messaggero scendono le informazioni emanate in tutto il corpo. Inoltre i Midolli contengono tutte le nostre esperienze.

Entrambi fanno parte dei 6 Visceri Straordinari. Per trattare il morbo di Parkinson con lo Shiatsu, si “tratta” il Midollo, attraverso le connessioni con i Meridiani Straordinari, non direttamente il Cervello. In modo tale da rilasciare i traumi passati che causano stasi di Jing che indeboliscono il Cervello, detto anche “Il mare dei Midolli”.

Il Cervello è nutrito da energia e sangue, Jing del Rene, Yang di Milza che sale dalla Vescica Biliare e da liquidi organici.

Il Liquor (liquido cerebrale) è la parte più Yin profonda e stagnante degli Ye.

Il Cervello ha un’attività strettamente collegata allo Shen (asse Cuore-Cervello), la conoscenza e lo scambio tra Cielo e Terra attraverso i Meridiani Straordinari Yin Qiao e Yang Qiao Mai, che dai piedi salgono penetrando nel Cervello e utili in tutte le turbe posturali. Con il Du Mai attraverso i 7 Po, i meccanismi energetici della postura correlata alla parte psichica, attraverso la scala della vita nella rappresentazione della colonna vertebrale.

È legato all’Intestino Crasso per quanto riguarda la coordinazione.

A causa dell’invecchiamento l’energia ancestrale Yuan Qi diminuisce favorendo malattie anche importanti,che richiedono l’intervento dei Meridiani Straordinari, legati ai 6 Visceri Straordinari di cui Il Cervello fa parte, per sostenere il riequilibrio in malattie neurologiche come il Parkinson.

Legati alla parte psichica e inconscia dell’individuo, e partecipi e fautori dell’evoluzione spirituale dell’Uomo.

Nella Medicina Occidentale il Cervello è deputato ad essere un organo di controllo, mentre nella Medicina Cinese, le sue funzioni non sono prettamente fisiche ma più emotive: “Il corpo è legato all’anima attraverso il Cervello che è sede dello Shen autentico (Grande Shen o Pillola di Fango), coordinando i movimenti e gli scambi, elargendo istruzioni e informazioni che anima e corpo svolgono simultaneamente”.

Per questo motivo le malattie neurologiche in Medicina Cinese sono considerate malattie sistemiche e non disordini esclusivi del Cervello, e come tali vengono trattate, cercando di riequilibrare le interazioni funzionali tra organi. 

SOSTEGNO OLTRE LA MALATTIA

Il Parkinson, oltre alla condizione disabilitante del movimento, può portare ulteriori patologie e disturbi che coinvolgono altri sistemi corporei, oltre a stress, ansia, depressione, demenza e fluttuazione dell’umore nella fase tardiva della malattia.

Per questo motivo la cura non può essere diretta in via esclusiva alla parte neurologica che si evidenzia come causa primaria. Il paziente deve essere sostenuto sotto vari aspetti, soprattutto in conseguenza dei cambiamenti delle condizioni di vita per sé e per la famiglia.

Per trattare e sostenere la persona colpita da questa sindrome e dalle innumerevoli sintomatologie nel modo più completo, è attraverso la sincronia di vari interventi su diversi piani, che ci si può muovere, guardando il paziente nella sua interezza.

Il primo shock si ha nel momento in cui la persona viene informata della malattia.

Si sente impotente e vulnerabile, e come in tutte le situazioni in cui ci si sente fragili, si possono avere risposte di panico e incapacità di affrontare le ripercussioni della notizia e la paura che ne deriva, o la negazione della stessa. In entrambi i casi la risposta non è corretta.

Possono sopraggiungere stati depressivi, che vanno sostenuti attraverso la psicoterapia che attraverso l’accettazione fornisca anche al malato gli strumenti per mantenere l’equilibrio mentale e la positività nella quotidianità, indirizzandolo al mantenimento della socialità, delle attività e di una buona centratura.

Anche i familiari necessitano di supporto per gli effetti della notizia sia sul piano emotivo che pratico.

SPORT E PARKINSON

Ma la parola d’ordine è movimento per il malato di Parkinson, perché il primo ad essere inficiato, e che oggi gli stessi medici consigliano caldamente a integrazione della cura farmacologica e psicoterapica, per migliorare la mobilità globale e di conseguenza le attività quotidiane. Inoltre lo sport migliora la plasticità cerebrale, l’attenzione, la memoria, l’umore, l’aspetto fisico e le interazioni sociali, per evitare che la persona si isoli e si senta abbandonata.

Lo sport segue il gusto personale e le possibilità del singolo, dalla camminata al nordic walking, dallo yoga al Feldenkrais, alla danza. Riscontri positivi si sono evidenziati con il Tai chi e il Qi gong, sia per lo scioglimento articolare e il controllo della postura, che per il miglioramento della concentrazione attraverso il respiro e la meditazione.

L’alimentazione è un altro fattore importante per il sostegno globale del malato.

Sembra infatti che per avere un corretto assorbimento farmacologico e della sua efficacia, si prediliga l’assunzione delle proteine nei pasti serali, per evitare che queste ultime che contengono aminoacidi, possano interferire con l’assorbimento del Levodopa, che utilizza gli stessi canali di trasporto.

SHIATSU E PARKINSON

Il trattamento Shiatsu, può essere un ulteriore aiuto a sostegno del malato, non solo per le proprietà benefiche del tocco sulla sfera psichica ed emozionale, ma soprattutto se ben orientato, per ripristinare l’equilibrio energetico della persona. Inoltre può agire sui sintomi motori come il tremore e i movimenti involontari caratteristici della malattia.

Attraverso la movimentazione e il lavoro energetico si allevia la rigidità muscolare e si agisce sulle flessioni del tono dell’umore, contribuendo al miglioramento degli stati depressivi e dell’equilibrio generale attraverso il rilassamento psicofisico.

Senza dimenticare la percezione di un senso di sicurezza e accoglienza che il Ricevente sperimenta, e il miglioramento dei sintomi secondari come stipsi, e difficoltà di fonazione, migliorando sensibilmente la qualità della vita.

È giusto soffermarci a comprendere che il malato non è un sintomo, ma un essere complesso e diversificato, che la malattia può colpire in modo differente.

Come differenti saranno le risposte sia da un punto di vista fisico che psichico. Per questo motivo il sostegno per il miglioramento del paziente deve essere attivato da un ventaglio di possibilità che permettano condizioni di vita migliori, senza relegarlo alla sola condizione di malato e di solitudine.

Lucia Licheri

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