PANDEMIA E PSICOTERAPIA
È opinione comune considerare il periodo storico che stiamo vivendo come uno dei peggiori dal dopoguerra ad oggi. Altrettanto diffusa, anche a livello professionale, tra psicologi e psichiatri, è la percezione che la pandemia abbia innescato una serie infinita di derive psicopatologiche. Ansia, depressione, disturbi da attacchi di panico, fobie individuali e sociali. Sociali in senso residuale, ovvero: la paura annichilente del singolo rispetto a un mondo nemico. La nostra ipotesi, di contro, è che l’annus horribilis trascorso dall’esordio del primo lockdown datato 2020, abbia contribuito, da un lato, a svelare vissuti di isolamento, distacco sociale, disillusione sul futuro, già in corso e rilevabili fenomenologicamente in determinati contesti. D’altro canto lo spettro della malattia da coronavirus ha accelerato processi di ignoramento/medicalizzazione/non-curanza nei confronti di categorie di soggetti già deboli in precedenza. Esistono poteri forti che decidono, sperimentano, manipolano, dimenticano o escludono. Bambini, anziani, giovani disoccupati e disabili sono stati in vario modo vessati da due forme di potere che mai come oggi rovesciano le gerarchie dei loro intrecci: tecnicalità, con un ruolo sempre più rilevante; politica, quale ancillare istituto esecutivo.
Non è una critica gratuita, ma di fatto si decide sulla base di numeri, contagi, ridotte proporzioni sanitarie e macro interessi economici.
Ciò che ci spaventa non sono gli scienziati al servizio della convivenza sociale, bensì la poca capacità di interpretare le premesse e le conseguenze di quel che si decide.
Come professionisti della salute mentale, della psico-sociologia, della psicoanalisi, ci interessa esplorare le opportunità che i vissuti di isolamento e di impotenza portano con sè. Vogliamo intervenire nel tessuto sociale perché abbiamo un punto di osservazione privilegiato. Incontriamo, persone, storie, relazioni e intrecci di vita vissuta nella quotidianità.
Daniele, un ragazzo di 27 anni attualmente in analisi, risulta positivo al covid e è costretto a vivere separato dal resto della famiglia fino al tampone negativo. La preoccupazione per il lavoro, la paura del distacco dalla famiglia e dalle relazioni più in generale caratterizzano i primi giorni di malattia. Daniele si sente impotente, costretto, spaventato dall’isolamento che lo attende. I primi giorni scorrono lentamente, accompagnati da una dose di agitazione ma quella lentezza diventa man mano un pretesto per assaporare la vita, per progettare. Col passare del tempo Daniele sente che qualcosa sta cambiando: si sente bene, molto produttivo, propositivo; inizia a immaginare la vita “dopo il covid”.
Sente il desiderio di andare a vivere da solo, nonché l’interesse a integrare alcune competenze, riscoperte durante la quarantena, nel suo lavoro attuale. Non ci soffermeremo su quello che Daniele ha fatto una volta finito il suo isolamento ma sull’importanza di condividere con qualcuno (in questo caso con psicoterapeuti) i suoi vissuti.
Molto spesso in questa epoca le persone sono spaventate dal sospendere l’azione per sostare nei propri pensieri. Può essere angosciante correre dietro a immagini, memorie, elucubrazioni se non si passa dall’altro, se non si tenta di trasformare in parola ciò che viene alla mente. In questa situazione abbiamo riscontrato un’opportunità nel sostare, dapprima, nella solitudine; poi Daniele ha cominciato a tollerare la frustrazione del ri-conoscere un desiderio di cambiare, giovandosi dello stimolo e del sostegno di una figura amica. Lo psicologo è un estraneo-amico che ci accompagna in un percorso di sviluppo, utilizzando modelli e chiavi di lettura nella relazione in gioco (cliente-terapeuta) e utilizzandola come cartina di tornasole per riflettere sulle relazioni che ognuno intesse con i propri mondi.
Crediamo che il momento storico che attraversiamo possa fornirci risorse, qualora sostenuti nel coglierle. La Punta della sfera vuole istituire incontri a tema ove sia possibile scambiare idee, condivere esperienze, nella cornice di gruppi dedicati a elaborare emozioni, combattere l’isolamento, intercettare, valorizzare, costruire progetti di vita. Piccoli e grandi, con giovani, meno giovani, anziani. Ciò parallelamente all’offerta psicoterapeutica individuale.
Chiara Panattoni e Fabrizio Casuccio