“A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori
E le forme
E le note
E le emozioni”.
(Alessandro Baricco)
Le emozioni sono le sfumature dei colori della vita, pervadono la sfera psicologica e i processi che ne derivano con preponderante importanza.
Ma cos’è l’emozione? Noi interagiamo costantemente con l’ambiente, ciò che ci rimanda può avere un’interazione soggettiva, quindi personale, o oggettiva.
Ma è solo questo? No. Avvengono, sia da un punto di vista fisiologico, psicologico e cognitivo, dei cambiamenti che possono portare l’individuo verso un’azione che può essere adattiva o disfunzionale.
Durante il corso di questi cambiamenti, gli stessi ormoni si mettono in moto.
Anche da un punto di vista neurale vi è un passaggio di informazioni che determinano il nascere di un’emozione, ma tutto il corpo rimanda questo stato, attraverso la sudorazione, il battito cardiaco accelerato, la postura e la mimica facciale.
Tutti questi mutamenti possono dare informazioni di noi agli altri, motivando il nostro comportamento, e influenzandoli.
Lo stesso Darwin considera le emozioni come necessarie all’evoluzione della specie.
Le emozioni possono “salvarci la vita” mettendoci in allarme rispetto a una situazione, possono promuovere sentimenti come l’Amore nei rapporti interpersonali, possono permetterci di elaborare un lutto o un dolore, possono esprimere in modo immediato e sincero la nostra risposta rispetto a una situazione o persona.
Vengono identificate come emozioni primarie la gioia, la rabbia, la tristezza, la paura, il disgusto, la sorpresa, sono innate e visibili anche sul volto di un neonato.
Sono internazionali, superano confini e culture. Gli stessi animali le provano e le utilizzano per lo stesso motivo: la sopravvivenza, e per dare informazioni sul proprio stato agli altri animali, costringendoli ad allontanarsi o invitandoli ad avvicinarsi.
Le emozioni però se non correttamente modulate possono essere fuorvianti, e contrariamente al loro scopo, l’individuo potrebbe, gestire la pericolosità di un evento in base proprio all’emozione provata.
Per questo motivo la gestione delle emozioni, meglio definita come regolazione delle emozioni, è estremamente importante, perché permette di utilizzare al meglio un mezzo innato di sopravvivenza e crescita dal punto di vista adattivo.
Nel caso in cui questa regolazione non avviene in modo corretto si può sfociare nella psicopatologia.
Per regolazione emotiva si definisce una serie di strategie e comportamenti che si caratterizzano nello sperimentare emozioni, siano esse negative o positive, comprendendole, accettandole e impegnandosi al raggiungimento di un obiettivo.
L’utilizzo della flessibilità è necessaria nel saper contestualizzare e modulare la durata della risposta emotiva.
Non bisogna sopprimere un’emozione, perché ciò porterebbe a una disregolazione emotiva.
Dobbiamo considerare le emozioni come una sorta di bussola interna che ci direziona alla comprensione dello stato in cui ci troviamo, verso ciò di cui abbiamo bisogno, proprio per evolverci.
Spesso esse sono troppo intense rispetto a una determinata situazione, probabilmente perchè eventi traumatici non superati non ci permettono di sperimentare quell’emozione nella giusta misura, rendendoci vulnerabili.
Si può soffrire di alessitimia, ossia l’essere incapaci di interpretare e riconoscere un’emozione propria o dell’altro.
L’incapacità di modulare le emozioni porta a spaventarci per la loro intensità e la loro forza disorientandoci, perché incapaci di affrontarle, siano esse positive o negative, fino al punto in alcuni casi, della paura di innamorarsi, o di intimità (cherofobia).
L’incapacità di regolare le emozioni può a volte in determinate situazioni portarci ad essere sopraffatti da esse, sfociando in atti estremi.
Pensiamo al famoso Othello di Shakespeare, la cui gelosia offuscava totalmente la sua mente fino a concludersi con l’omicidio dell’amata.
Un caso poi non così lontano dalla nostra realtà dove sotto il nome dell’ amore e del possesso continuano femminicidi, e non solo.
“Sorgi nera vendetta, dal tuo covo e tu, amore, cedi la tua corona e il trono che avevi nel tuo cuore all’odio tiranno!” Othello-Desdemona (William Shakespeare)
La vita, e la quotidianità ci pongono continuamente di fronte a situazioni da affrontare. La capacità di far fronte a situazioni e al riconoscimento di un’emozione, dandole un significato, permette di utilizzare le informazioni che da essa derivano per rispondere in modo efficace a ciò che l’ambiente richiede.
Naturalmente dobbiamo confrontarci con la cultura di appartenenza, dove esistono le cosiddette regola sociali, o display rules, ossia regole di esibizione delle emozioni, apprese proprio dalla nostra cultura, che spingono e condizionano l’individuo a controllare e/o modificare le emozioni a seconda del contesto sociale in cui ci si trova.
Ekman e Friesen attraverso vari esperimenti testimoniarono la diversità delle espressioni facciali controllate tra un gruppo di Americani e Giapponesi, durante la visione di immagini neutre, e in seguito ad alto impatto emotivo, viste sia in solitudine che in gruppo.
La risposta nel momento di solitudine era pressochè identica, dimostrando la natura innata delle risposte emotive, ma totalmente diverse durante la visione in gruppo.
Infatti I giapponesi tendenzialmente mostrano meno emozioni negative rispetto agli Americani, proprio per rispondere a un fattore culturale che evidenzia l’individualità Americana rispetto a quella collettivista Giapponese, atta a salvaguardare il gruppo dalle emozioni negative viste come scoraggianti.
Le emozioni culturali attraversano alcune fasi, come l’intensificazione della manifestazione emotiva, la sua attenuazione, e l’inibizione o il mascheramento, a seconda della situazione, imponendo regole apprese ad un linguaggio innato e universale.
Molti furono gli studiosi che si sono occupati della regolazione emotiva.
Sta di fatto che esistono basi neurali della regolazione, che coinvolgono due circuiti, uno sottocorticale, con l’amigdala, l’insula, lo striato e l’ippocampo, l’altra corticale con la corteccia prefrontale latero mediana, cingolata anteriore e orbitofrontale.
Fondamentale risulta la regolazione emotiva dell’infanzia.
Inizialmente di tipo diadico,(ossia a due: in genere mamma/bambino), attraverso il ruolo del cargiver (solitamente il genitore), per quanto, riguardo alle emozioni.
I bambini, già da neonati sembra abbiano una serie di indicatori, che permettono loro di riconoscere le espressioni facciali degli adulti identificandoli con uno stato emotivo, imparando attraverso l’imitazione, e regolando la propria risposta in base all’espressione vista sul viso dei genitori.
Grazie ad essi il bambino viene accompagnato da una regolazione emozionale diadica all’autoregolazione.
Risulta importante per il bambino sperimentare tutte le emozioni anche quelle definite negative, per poter imparare a viverle e saperle gestire a seconda dei momenti della vita.
I genitori devono essere in grado di allenare il bambino e sostenerlo in questa fase di crescita, affinchè il piccolo diventi un adulto consapevole ed empatico, capace di vivere le emozioni senza esserne posseduto.