Sembra di vivere un film a rallentatore.
Dove la vita che conoscevamo non esiste più, come se avesse perso colore, trasformandosi in una foto in bianco e nero. Dove abbracci e baci sono tossici e avvicinarsi a qualcuno è diventato un rischio.
Quasi come se l’altro fosse kriptonite.
Eppure noi in quella foto abbiamo visto uno sprazzo di colore, forse minimo, ma comunque presente. E in quella macchia di speranza abbiamo voluto creare la nostra tavolozza.
Che strana la vita, eppure così sorprendente, tanto da spingerci a creare un progetto, una visione.
Proprio adesso, in questo momento, quasi a dare a noi stesse quel barlume di luce, flebile, ma capace di rischiarare quel buio che dilaga dalle notizie del telegiornale, delle morti che fanno la fila ai cimiteri, della paura che attanaglia la gola.
Il Covid invisibile, eppur presente. Ma noi siamo vivi! Questo mondo e questa vita li dobbiamo afferrare, questa malattia infida e subdola che si insinua in un respiro, in un bacio rubato, o in una stretta di mano, non può rubarci la gioia di una carezza, né renderci soli.
La solitudine…Siamo stati costretti a guardarci dentro, a vederci strappare le certezze, costretti in un angolo a chiederci perché…
Perché una passeggiata sul lungomare deve essere una concessione, la scuola un miraggio, gli amici e i nostri cari inscatolati in un monitor, il lavoro un’oasi lontana per molti. La vita ci ha messo alla prova.
Una prova dura, di rinuncia e adattamento.
Dove dobbiamo rinnovarci, e ripartire da noi. Ricostruirci. Ri-partire.
L’importanza del contatto per l’Uomo è vitale, la nostra parte comunicativa più importante, ciò che può superare la pelle ed entrarci dentro toccando corde nascoste, ed è quella che ci è stata tolta.
Stiamo combattendo tutti la stessa battaglia, forse qualcuno più faticosamente, ma non dobbiamo sentirci né rimanere soli.
Lo dobbiamo a noi stessi. Il nuovo modo di relazionarci in questo momento è il video.
Lo Zoom, noi lo canticchiamo nelle note della canzone di Mina, “Zum zum zum”, personalmente un mezzo mai conosciuto prima. I nostri anziani, nonni, genitori si cimentano con questo sconosciuto pur di avere un contatto con i propri nipoti. I nostri bimbi, ai quali dicevamo di non stare troppo davanti al computer. Il paradosso che è divenuto una regola, un dovere obbligato, sostituzione di un’aula fra compagni, in attesa del suono della campanella della ricreazione, la sostituzione di una passeggiata all’aria aperta, tirando calci a un pallone , o toccare le nuvole su un’altalena. Manca…Eppure…
È splendido vedere lo sforzo, la caparbietà nel provare a cimentarsi in questa nuova realtà da parte dei nostri anziani, dei nostri iscritti più giovani, mentre seguono le nostre lezioni al di là della rete, con la convinzione nel dire: “Se ci dobbiamo modernizzare per stare uniti, ci adeguiamo!”
Come si dice? Nella vita non si finisce mai di imparare.
Perché quindi proponiamo dei corsi on line? Perché non possiamo ora stare tutti insieme a raccontarci e sperimentare.
Perché se non possiamo toccare e abbracciare e farci abbracciare, lo possiamo fare noi per noi. Perché per noi tutti, prenderci cura di noi stessi non può essere secondario a una ripartenza.
Perché continuare per gli operatori a formarsi per prendersi cura delle difficoltà psicofisiche del Ricevente, e sostenerlo, soprattutto ora, e ancora di più dopo, deve tenerci pronti a quando quella foto sarà di nuovo colorata. Il cielo avrà di nuovo il suo azzurro, il sole scalderà di nuovo, l’erba avrà il suo profumo e spruzzerà di verde le strade. Il sorriso sarà il nostro tatuaggio più bello.
Le nostre mani si intrecceranno di nuovo da un capo all’altro del mondo.
Ora è un contatto diverso sicuramente, ma comunque un contatto, fatto di vibrazioni che viaggiano da un video all’altro, dove possiamo ascoltare e ascoltarci.
Lottare insieme per un nuovo inizio e per tornare più saldi e consapevoli alla nostra splendida normalità.
Per questo dobbiamo partire ora, senza attendere il momento in cui ci “libereranno”, per essere noi a condurre e cambiare questa vita.
Per non rimanere seduti a guardare lo scandire delle ore, i giorni che passano susseguendosi tra un bianco, un giallo un arancione e un rosso.
Perché i colori siamo noi a doverli scegliere, in tutte le loro gradazioni più belle.
Perché siano i colori della libertà e non di prigione con la condizionale.
Perché sentirsi liberi è una condizione interna che non ci può essere tolta.
Perché seppur rispettando le regole come ci è richiesto, dobbiamo continuare a disegnarci la vita.
Tutto dipende da noi: stare bene, il prenderci cura di noi stessi è una nostra responsabilità.
Ci hanno detto che nulla sarà come prima.
Sembra una condanna. Ma non è così. La vita insegna.
Sta a noi imparare la lezione migliore.
Quella di trovare la forza per ricostruire come solo l’essere umano sa fare.
Siamo uniti contro il virus ora, saremo uniti dopo senza barriere, dove ciò che era scontato sarà un dono da tenere stretto e coltivare.
Lucia e Annarita