IL CARNEVALE

IL CARNEVALE

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Il Carnevale

Febbraio è il mese del carnevale, delle maschere e dei coriandoli. In Occidente la tradizione nasce in epoche remote dalla religione pagana, in particolare dai Saturnali della Roma antica o nel periodo classico greco con le feste dionisiache. In Oriente e precisamente in Giappone, il Setsubun nasce per scacciare i demoni lanciando i fagioli al grido “Oniwa soto. Fukuwa uchi” che significa “Fuori i demoni e dentro la fortuna.

Durante queste festività in Occidente era lecito lasciarsi andare e liberarsi dagli obblighi e dagli impegni. La parola d’ordine era lo scherzo e il gioco. Non c’era distinzione tra ricco e povero, né distinzione tra classi sociali. Al termine della festa veniva ripristinato l’ordine della società. L’origine del Setsubun è anch’essa molto antica, periodo Heian (794-1185) a quel tempo si celebrava un evento di corte in cui si faceva l’Oniyarai, o meglio scacciare i demoni. durante la notte di Capodanno quando si pensava che i demoni andassero in giro per il palazzo reale

Ogni paese ha la sua cultura e la sua tradizione, e una dedica particolare avevamo il piacere di farla, per la tradizione occidentale, alla magnifica terra sarda, con il suo Carnevale tra mito e leggenda. I Mamuthones, tipiche maschere del Carnevale di Mamoiada, sono caratterizzati da una maschera nera dai  lineamenti duri e scolpiti “sa visera” fermata sul viso da cinghie di cuoio. Sul corpo portano pelli di pecora nera “mastrica”, un cappello “coppola”, sopra il quale viene messo un fazzoletto nero. Sono caratteristici i sonagli “sa carriga o sonazzos”,il cui suono è scandito dalla “limbatthas”il batacchio realizzato con femori e altre ossa animali. I Mamuthones sono accompagnati dagli Issadhores, vestiti con uno scialle ricamato, camicia e pantalone bianco, giubetto rosso fuoco e una maschera bianca dai lineamenti delicati. Entrambe queste maschere rappresentano l’istinto domato dalla razionalità. Il 17 gennaio , si accendono i fuochi in onore di Sant’Antonio del fuoco, che rubò al diavolo, scendendo negli inferi, una scintilla di fuoco che regalò agli uomini. Così si dà vita a una tradizione tra sacro e profano, e dopo l’accensione dei fuochi escono i Mamuthones, prima manifestazione del Carnevale.

Queste maschere risalgono all’epoca nuragica e rappresentano un rito propiziatorio per favorire il raccolto, protezione e venerazione di madre natura. Infatti sembra che la ritualità della danza (tipica di queste maschere) sia legata al culto degli animali, in un rito propiziatorio di protezione dei raccolti e delle colture agricole minacciate dagli spiriti maligni. Ma è anche un rito dionisiaco legato al succedersi delle stagioni, o ancora arcaiche processioni in onore del dio dalle sembianze di bue. Studi più recenti ipotizzano una celebrazione fatta dai pastori sardi che sfilavano insieme agli invasori saraceni fatti prigionieri. Sta di fatto che qualunque sia la nascita di questi costumi e di queste tradizioni, sopravvissute fino ai nostri giorni, portando con sé quegli antichi misteri, che il carnevale sardo rimane una celebrazione sentita tra maschere, fuochi e danze.

In Giappone il carnevale, o meglio il Setsubun, si festeggiava a Capodanno, ma in seguito vennero introdotte altre date durante l’anno che indicano il cambio delle stagioni, a dare significato al nome che identifica la divisione delle stagioni. Le decorazioni sono fatte con agrifoglio, le cui punte trafiggono gli occhi dei demoni e le teste di sardina che grazie al suo odore pungente ha lo stesso effetto sui demoni. In seguito la festa venne fatta cadere in Primavera, una stagione molto sentita dalla tradizione giapponese, e per questo alle decorazioni furono aggiunti i rami di pesco. I padri indossano maschere da demone e i figli tirano loro i fagioli ripetendo fuori i demoni, dentro la fortuna, secondo il famoso rito “mamemaki”. Vengono usati fagioli perché contengono molta acqua, che è temuta dai demoni, e per lo stesso motivo vengono cucinati e mangiati secondo la tradizione.

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