SHIATSU E ALZHEIMER

SHIATSU E ALZHEIMER

La Punta della Sfera > SHIATSU > SHIATSU E ALZHEIMER

Shiatsu e Alzheimer - Articolo di Lucia Licheri - Associazione A.P.S. La Punta della Sfera - Roma

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa progressiva scoperta e descritta nel 1906 dal neuropatologo Alois Alzheimer da cui il nome.

Appartiene alla categoria delle demenze, con il cui termine si definisce un deficit o perdita delle funzioni cognitive acquisite non reversibile. I deficit cognitivi interessano il linguaggio, la memoria i disturbi del comportamento.

A seguito di quest’ultimo si possono riscontrare segni di irrequietezza, vagabondaggio, rabbia, violenza, perdita di inibizione deliri e perdita del sonno.

A livello cerebrale si è riscontrata la formazione di placche anomale di beta amiloide attorno alle cellule cerebrali, causandone la perdita progressiva.

Questa proteina si trova nel nostro corpo sia nel cervello che  nel Cuore, per quanto ancora non sia definita totalmente la sua funzione.

Nella malattia di Alzheimer di può dire che la produzione e l’utilizzo di questa proteina è anomala. Infatti viene convertita in beta amiloide, i cui frammenti danno vita alle “placche” annodandosi fra loro.

Questo avviene in aree cerebrali profonde, estendendosi in modo piuttosto rapido, dall’ippocampo alla corteccia cerebrale. Autopsie sui malati hanno permesso di riscontrare anche grovigli di matasse di proteina tau, tutto ciò comporta un’alterazione metabolica del cervello e le sinapsi tra circuiti nervosi.

Naturalmente la ricerca è in corso d’opera, poiché considerare esclusivamente la malattia come produzione anomala di placche beta amiloide e genetica risulta oggi un po’ riduttiva, considerando che si sono riscontrate diverse anomalie.

In alcuni anziani sono state evidenziate placche di beta amiloide in sede corticale e sottocorticale, senza produrre deficit cognitivo, sottolineando un ruolo primario alle fibrille di proteina tau più che alle placche di beta amiloide

Ma come possiamo fare per prevenire questa malattia e quali sono effettivamente i fattori di rischio che la contraddistinguono?

Sicuramente grande importanza è data dalla maggiore scolarizzazione e un mantenimento attivo delle funzioni cerebrali.

Un fattore di rischio invece, sembra provenire dall’alimentazione (sistema immunitario delle mucose), necessita inoltre un occhio di riguardo la prevenzione cardiovascolare, la dieta, attività fisica, riduzione del fumo.

Un altro fattore di rischio importante è lo stress che incrementa il livello di cortisolo legato alla produzione di alti livelli di diffusione delle placche beta amiloidi.

Inoltre si possono riscontrare problemi concatenati alla crescita di fattori insulino-simili provocando iperglicemia, diabete e obesità. In effetti è riscontrabile nella malattia di Alzheimer un cattivo metabolismo del glucosio.

Effettuare una diagnosi precoce dell’Alzheimer è piuttosto difficile, l’unica carta favorevole al momento sembra la prevenzione, un ruolo importante come abbiamo detto, per ridurre gli stati di infiammazione è dato dalla dieta che secondo alcuni studi riduce l’insorgenza della malattia di una buona percentuale, riducendo drasticamente il consumo di carne rossa, sostituendola con il sostanzioso consumo di pesce, frutta, verdura e olio extravergine d’oliva. Inoltre è importantissimo ridurre gli stati di stress e ansia nell’anziano, aiutandolo con una buona attività fisica che contrasta sostanzialmente la perdita di neuroni.

Altro fattore preventivo è il training cognitivo e le attività sociali, associando il tutto alle cure integrate che stimolano e sostengono l’individuo nella sua interezza mente corpo e spirito.

Nella Medicina Tradizionale Cinese, le cosiddette demenze senili possono essere legate a “Turbe del Jing di Rene, Flegma accumulato e che causa alterazione della risalita dello yang di Milza o stasi di Sangue, nei casi più gravi legati a fasi depressive o deliri abbiamo la risalita dello Yang di Fegato e vuoto di Sangue”.

La percentuale maggiore è data comunque dai primi tre casi. Secondo Carlo Stanislao e Rosa Brotzu, il quadro sintomatologico potrebbe essere suddiviso in questo modo:

VUOTO DI JING: perdita di memoria, in particolar modo quella recente

VUOTO DI YANG DI MILZA CON FLEGMA E STASI DI SANGUE: deficit di linguaggio

VUOTO DI YANG DI MILZA CON FLEGMA: Deficit delle facoltà esecutive

VUOTO DI JING E STASI DI SANGUE O FLEGMA: Modificazione della personalità fino a manifestazioni psichiatriche 

                     

IL MALATO DI ALZHEIMER OLTRE LA MALATTIA

Il malato di Alzheimer va incontro via via a difficoltà sempre maggiori, dovute alla perdita di memoria, il ricordare anche le cose più semplici, il comunicare stesso diventa una sfida ogni giorno più difficile, perché faticano a trovare le parole giuste per esprimersi, per una semplice domanda, dimenticando di lì a breve anche ciò che poco prima volevano dire.

Ma anche la comprensione diventa difficoltosa, anche i significati vengono via via dimenticati, non riescono più a seguire il filo di un discorso se questo è estremamente lungo, si perdono mentre parlano, se ancora riescono a farlo.

Non sono in grado man mano che la malattia degenera ad espletare le semplici azioni quotidiane, vestirsi, cucinare ecc..Senza considerare che la compromissione delle cellule cerebrali causa oltremodo un cambiamento nella personalità del malato, dove il cargiver ha difficoltà a riconoscerlo. Ma la persona con Alzheimer è lì sempre, nascosta mi piace pensare all’interno, forse perché fuori c’è qualcosa che non gli piace o la spaventa, rifugiata in un mondo tutto suo, e richiede innumerevoli attenzioni che non dovrebbero riassumersi solo ed esclusivamente all’accudimento.

Chi si prende cura di un malato di Alzheimer va incontro a stress e stanchezza oltre che dolore e spesso non è in grado di interagire con esso, trovandosi impreparato a gestire la situazione.

E chiaramente l’interazione deve cambiare, perché quella che si è sempre usata non viene più compresa.

Per prima cosa è necessario un contatto visivo che riporti la persona al momento presente, e chiamarla per nome per avere la sua attenzione, usando un tono calmo e rassicurante, sorridendo, perché riconoscono perfettamente i nostri stati d’animo.

Ricordiamo che il riconoscere le emozioni è innato, e quando siamo infastiditi il nostro corpo riesce a nasconderlo molto poco.

Si può provare anche a distrarli con una passeggiata o con qualcosa che attiri la loro attenzione. 

Anche il contatto fisico è importante, crea un forte contatto anche solo un abbraccio o una carezza sul viso.

Nelle situazioni più problematiche quando vi sono scoppi d’ira onde evitare che diventino violenti, provare a lasciar che lo sfogo passi.

Non si possono fare grandi discorsi come dicevamo l’importante è dare brevi e chiare istruzioni.

Un’altra cosa molto brutta da non fare è parlare della persona malata come se non fosse presente, ma renderla sempre partecipe, evitando di farle pesare ogni errore commesso, piuttosto ringraziare per l’aiuto dato al di là del risultato.

Non è facile interagire e convivere con un malato di Alzheimer, soprattutto per un familiare che cura il proprio congiunto, nei cui occhi vede scivolare via la coscienza, il riconoscersi, l’interazione, via via che il proprio caro si nasconde nella propria gabbia interna fino a chiudersi totalmente in essa, e dove è impossibile entrare.

Ma non dobbiamo dimenticare che lì da qualche parte continua ad esserci la persona che amiamo e che ha solo bisogno di essere trattenuta nel presente… ma come possiamo fare?

Amandoli più di prima, perché se è vero che le persone affette dal morbo di Alzheimer pian piano perdono la memoria e la capacità di fare anche le cose più semplici continuano a provare emozioni e a sentire le emozioni altrui.

Una delle più belle poesie dell’Alzheimer per me, spiega cosa prova un malato e cosa vive …imprigionato nella sua mente:

Non chiedermi di ricordare,

non cercare di farmi capire,

lasciami riposare.

Fammi sapere che sei con me,

abbracciami e tienimi le mani. Sono triste

malato e perso, tutto ciò che so è che

ho bisogno di te.

Non perdere la pazienza con me,

non mi giudicare,

non mi sgridare e non piangere per favore.

Non posso fare nulla per ciò che mi accade, 

anche se cerco di essere diverso

non ci riesco.

Ricordati che ho bisogno di te. 

Che il meglio di me se n’è già andato

E non ritornerà mai più.

Non mi abbandonare, rimani al mio fianco,

come io sono sempre stato al tuo

quando eri bambino.

Amami e prenditi cura di me

Fino al mio ultimo respiro. 

Sarò sempre il tuo Angelo Custode,

perché ti amo e sarai sempre la cosa più importante della mia vita.

(Elena Franchini).

Lucia Licheri

 

A.G.Bottaccioli e F.Bottaccioli, 
Psiconeuro endocrino immunologia e scienza della cura integrata il manuale
Edra, Milano,2018(1ed.2017).

Newsletter

Copyright © 2022
La Punta della Sfera.
Tutti i diritti riservati
La Punta della Sfera - Associazione A.P.S.- Scuola di formazione accreditata ASI
P. IVA 15894891009 - C.F. 15894891009